: Noam Chomsky
: Siamo il 99% Nuova edizione ampliata. Prefazione di Raffaele Alberto Ventura
: nottetempo
: 9788874528509
: Cronache
: 1
: CHF 6.20
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: Biographien, Autobiographien
: Italian
: 128
: Wasserzeichen
: PC/MAC/eReader/Tablet
: ePUB
Nove anni dopo Occupy, le preoccupazioni sollevate dagli attivisti in merito al sistema sanitario sono diventate un problema di sicurezza nazionale con l'emergenza del Covid-19. Quanto alla crisi ecologica, procede placidamente. Se il movimento Occupy non è riuscito fino a ora a deviare il corso della Storia non significa tuttavia che sia stato un fallimento. In un mondo in cui a poco a poco crollano molte infrastrutture di welfare che davamo per scontate, è necessario che la società civile si doti di strutture sue proprie per garantire le funzioni fondamentali in grado di assicurare la partecipazione e la socializzazione. In questo senso Zuccotti Park era davvero un'avanguardia, un tentativo di 'occupare' in qualche modo quegli spazi vuoti che il capitalismo lascia esistere. Come oggi fanno molto efficacemente le minoranze etniche e religiose. Perché per quanto inevitabile appaia l'ordine economico del mondo, sintatticamente ben formato secondo le leggi che si è dato, a esso manca sempre qualcosa: un senso.

Noam Chomsky (Philadelphia, 1928), linguista, filosofo e studioso della comunicazione, è professore emerito al Massachusetts Institute of Technology. Grande innovatore degli studi di linguistica, è anche uno dei punti di riferimento essenziali della sinistra radicale statunitense. All'interno della sua ricchissima produzione, ricordiamo: Capire il potere, Conoscenza e libertà, La fabbrica del consenso, Stati falliti, 11 settembre. Dieci anni dopo, tutti editi da il Saggiatore; Pirati e imperatori, Anarchismo, Il governo del futuro, editi da Marco Tropea.

Nota del curatore


“Occupy”, dice Noam Chomsky, “è la prima reazione pubblica di rilievo a trent’anni di lotta di classe”, un movimento popolare che, dai suoi esordi a New York il 17 settembre 2011, si è rapidamente propagato in migliaia di città in tutto il mondo. Benché gran parte degli accampamenti sia stata successivamente sgomberata dalla polizia, a partire dall’inizio del 2012 il movimento ha ormai messo le sue radici nella coscienza nazionale.

Nei discorsi qui raccolti, Chomsky mette in evidenza come il principale successo del movimento sia stato di aver semplicemente posto le disuguaglianze della vita quotidiana al centro dell’agenda politica nazionale, influenzando il modo di fare informazione, la percezione pubblica e il linguaggio stesso. Nel commentare un sondaggio pubblicato nel gennaio del 2012 dal Pew Research Center sulla percezione del conflitto di classe negli Stati Uniti da parte dell’opinione pubblica, Chomsky osserva che le disuguaglianze nel paese “hanno raggiunto livelli mai visti prima d’ora nella storia”. La ricerca del Pew rivela che circa due terzi della popolazione statunitense ritiene che il conflitto tra ricchi e poveri sia oggi “molto forte” o “forte” – con un incremento del 19% rispetto al 20091.

A partire dall’inizio del 2012, sostenere che Occupy ha cambiato il discorso pubblico nel paese è diventato ormai un cliché. È quel che è successo, ed è importante riconoscere che è avvenuto grazie a tutti quelli che si sono accampati, che hanno marciato o sono finiti in prigione. A oggi sono state arrestate piú di 6705 persone in 112 città degli USA2. Ormai non ci si sorprende piú non solo delle inchieste giornalistiche che affrontano il problema della disparità salariale, ma anche di leggere articoli di giornale i cui titoli riecheggiano il linguaggio del movimento. IlNew York Times del 15 febbraio 2012, per esempio, ha pubblicato un articolo intitolato “Perché Obama si schiererà col 99%”3. Se l’obiettivo del movimento non è apparire sulle prime pagine dei giornali, è pur vero che la scelta delle parole indica che il racconto collettivo può essere trasformato, e questa vittoria è una necessaria precondizione per la realizzazione di un cambiamento piú generale.

La condizione di coloro che sono privi di risorse, privi di voce ed esclusi dal potere, tradizionalmente ignorata, oggi è al centro dell’attenzione dell’o