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Taylor
Settembre
La mia unghia rosa passò sul volantino color magenta, leggendo bene ogni parola.
«“Cerco un coinquilino. Deve essere pulito e ordinato. Ottocento dollari.” Ma che cazzo?!» esclamai a voce alta, socchiudendo gli occhi.
Sul serio? Quasi mille dollari al mese per una camera sola?
La mia mano scivolò via dalla bacheca dei messaggi mentre i miei polmoni fecero uscire un suono simile a quello di un palloncino che si sgonfia. Il sole era come una coperta di calore umido, che mi colpiva da ogni lato mentre mi asciugavo la fronte sudata. Ero riuscita a sopravvivere ai giorni peggiori dell’estate, ma in quel momento camminare con uno zaino enorme e la mia borraccia… era troppo.
Per la prima volta dalla conversazione a cuore aperto con il mio patrigno, stavo iniziando a preoccuparmi. Avevamo organizzato un brunch qualche settimana prima, durante il quale avevo accennato all’idea di andare a vivere da sola. Lui si era offerto di comprarmi un appartamento, ma dopo che la mia sorellastra maggiore aveva rifiutato tutti gli aiuti di Charlie, il suo padre biologico, decisi che potevo farcela anch’io. Non avevo bisogno dei suoi milioni o di appartamenti gratis: potevo stare con qualche coinquilino e finire gli ultimi esami che mi rimanevano per ottenere la laurea triennale.
Però, al momento, non potevo permettermi un affitto da ottocento dollari al mese. Non solo: non appena avevo iniziato a cercare un posto in cui vivere, avevo subito capito di essere arrivata tardi. Non era rimasto niente, e grazie al notevole aumento di nuovi residenti, si era creata una notevole bolla immobiliare che costringeva la gente a pagare prezzi altissimi per qualsiasi alloggio fosse disponibile. Poiché avevo rifiutato i soldi del mio patrigno, non c’era modo che io potessi permettermi quegli affitti. Ovviamente non ero idonea per nessun tipo di aiuto economico, ma avevo un piccolo fondo fiduciario che mia madre aveva creato per me. Mi sembrava totalmente diverso accettare aiuti dalla donna che mi aveva partorito invece di accettarli da Charlie. In più era un fondo che aveva iniziato quando eravamo povere. Contava solo diecimila dollari, che erano abbastanza per farmi sopravvivere per un po’, ma poi avrei dovuto cercare un lavoro.
Il mio telefono squillò e mi fece distrarre da quei pensieri.
«Ehi», risposi portando il telefono all’orecchio.
«Hai già trovato qualche posto?» chiese la mia sorellastra e in sottofondo si sentì un rumore, come se avesse appena tirato qualcosa dall’altra parte della stanza.
«Cos’è stato?»
«Ho sollevato una scatola. Riesci a credere che non ho nessuno che mi aiuti, o un assistente che faccia questo tipo di cose per me?» Si lasciò sfuggire una risatina forzata, mentre qualcos’altro sbatteva contro il pavimento vicino a lei.
Risi.«E quel giocatore di baseball che chiami marito?»
«in palestra, e potrebbe avermi detto di aspettare a sollevare queste scatole, ma mi sento un po’ ribelle oggi», spiegò orgogliosa.
La mia sorellastra, che da un po’ chiamavo semplicemente sorella, aveva da poco iniziato a lavorare nell’ufficio di Charlie a New York, dove si era trasferita con il marito, Decker.
«Non voglio sapere nulla sulla tua sfida con Decker. Risparmiatelo.» Risi ancora, face