: Pierpaolo Di Nardo
: India del nord trecentotrenta milioni di dèi e un popolo solo
: Polaris
: 9788860591609
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Avventurosi esploratori del deserto del Sahara, leggendari viaggiatori in cerca di popoli mitici nell'Africa nera, Piccoli Principi a caccia di amici, da sempre ci raccontano il mal d'africa. Ma esiste un altro male, un male buono, buonissimo. Un male buono che entra nell'anima e nel corpo e che non abbandona mai. Un male buono che illumina e riappacifica. Un male buono che diventa parte di chi si avvicina all'India. Come raccontare il Mal d'India? Questa guida offre dettagliati itinerari di viaggio costellati di episodi, racconti e incontri; parla della musica e del cinema indiano, del teatro e della religione, vi porta alla scoperta dei tesori dei Maharaja del Rajasthan, sulle rive del Gange nella città sacra di Benares, negli sperduti monasteri del Ladakh nella valle dell'Indo, si inerpica nelle valli del Sikkim ai piedi dell'Himalaya, si perde nelle strade affollate di Calcutta e di Delhi, e tra le tribù remote dell'Arunachal Pradesh.

Perché un viaggio in India

Il primo principio dell’azione non violenta

è la non collaborazione con tutto ciò che è umiliante.

Mahatma Gandhi

Allora sei stato in India? E che ti è accaduto in India?

Ho fatto un’esperienza.

Quale esperienza?

L’esperienza dell’India.

E in cosa consiste l’esperienza dell’India?

Consiste nel fare l’esperienza di ciò che è l’India.

E che cos’è l’India!

Come faccio a dirtelo? L’India è l’India.

Ma poniamo che io non sappia affatto che cos’è l’India. Dimmi tu che cos’è.

Neppure io so veramente che cosa sia l’India. La sento, ecco tutto. Anche tu dovresti sentirla.

Cosa vuoi dire?

Voglio dire che dovresti sentire l’India come si sente, al buio, la presenza di qualcuno che non si vede, che tace, eppure c’è.

Non ti capisco.

Dovresti sentirla, laggiù, a oriente, al di là del Mediterraneo, dell’Asia minore, dell’Arabia, della Persia, dell’Afghanistan, laggiù tra il Mare Arabico e l’Oceano Indiano, che c’è e ti aspetta.

Mi aspetta per che fare?

Per non fare nulla.

Ancora una volta non ti capisco.

O meglio, per non fare, assolutamente.

Va bene. Ma tu non mi hai ancora detto che cos’è l’India.

L’India è l’India.

Da Una certa idea dell’India

Alberto Moravia

Con quale modesto alfabeto posso tentare di spiegare che cos’è questa esperienza chiamata India? Come posso dare voce a questa sorta di vortice che ci attrae e ci inghiotte senza scampo?

Avventurosi esploratori del deserto del Sahara, leggendari viaggiatori in cerca di popoli mitici nell’Africa nera, Piccoli Principi a caccia di amici, da sempre ci raccontano il mal d’Africa. Ma esiste un altro male, un male buono, buonissimo. Un male buono che entra nell’anima e nel corpo e che non abbandona mai. Un male buono che illumina e riappacifica. Un male buono che diventa parte di chi si avvicina all’India. Ma come posso dire? Come posso spiegare qualcosa che si sente solo con lo stomaco, con i polmoni, con gli occhi?

Ho parole troppo piccole per reggere lo sguardo di una donna indiana. Parole troppo fragili per raccontare la nebbia che scende come un velo sulla campagna mentre la notte morde il crepuscolo. Come raccontare il Mal d’India? Il Mal d’India è lì, all’aeroporto, appena arrivi. Non lo vedi ma c’è. Il Mal d’India si annida fin dal primo giorno in cui ci metti piede in India, tra le case di Delhi o di Mumbai.

Il Mal d’India è nell’aria pesante... monsonica... solida. È nel profumo inebriante di terra spezie uomini. Nelle luci, nei colori, nelle ombre che nascondono e schiudono...